“L’ISPETTORE GENERALE” di Nikolaj Gogol
Con (o.a.) Elena Aimone – Giulio Baraldi – Letizia Bravi – Marco Brinzi – Michele Cipriani – Salvatore Cutrì – Marta Dalla Via – Marco Gobetti – Daniele Marmi – Michele Schiano di Cola – Marco Vergani
Adattamento e Regia Leo Muscato
LO SPETTACOLO
“L’ispettore generale” è una commedia satirica estremamente divertente che si prende gioco delle piccolezze morali di chi detiene un potere e si ritiene intoccabile. È forse l’opera più analizzata, criticata, incompresa, difesa, osteggiata, della letteratura russa di tutti i tempi. Gogol stesso si sentì in obbligo di scrivere diversi testi che fugassero i fraintendimenti sorti al suo debutto.
La trama, di per sé, è molto lineare e si basa su un equivoco: Chlestakov (Daniele Marmi)è un frivolo viaggiatore di passaggio in un remoto paesino che viene scambiato per un alto funzionario dello Stato spedito dallo zar ad indagare sulla condotta dei funzionari cittadini. Il malinteso scatena conseguenze nefaste per i “notabili” del piccolo villaggio – primo tra tutti per il Podestà (Rocco Papaleo) – che si troveranno a vivere il giorno più lungo e tragico della propria esistenza, col timore di venire smascherati.
Non era la prima volta che sulle scene russe venivano rappresentati gli abusi quotidiani dei burocrati statali. Ma tutti i testi precedenti erano basati sulla contrapposizione fra il bene e il male,con personaggi positivi e negativi. Ne “L’ispettore generale”, invece, per la prima volta, i personaggi sembravano essere tutti negativi, e per gli spettatori dell’epoca, questo era inconcepibile. Persino il finale appariva eccessivamente ambiguo, sia perché sulla scena non venivanorappresentati il trionfo della giustizia e la punizione dei corrotti, sia perché non eraesplicitato se il vero ispettore generale annunciato nell’ultima scena, avrebbe fatto giustizia o si sarebbe comportato come il falso revisore.In realtà, il testo di Gogol è molto più metaforico che naturalistico
e denuncia attraverso riso e comicità, la burocrazia corrotta della Russia zarista. “L’ispettore generale” conduce in un mondo in cui l’ingiustizia e il sopruso dominano l’esistenza. Ma non è l’uomo a essere malvagio; è la società che lo rende corrotto e corruttore, approfittatore, sfruttatore, imbroglione.