“DONNE PRIGIONIERE DI AMORI STRAORDINARI” di Monica Guerritore
con il corpo di ballo e le coreografie di Alberto Canestro
LO SPETTACOLO
Come liberarci dall’amore che ci consegna all’altro? Quanto il nostro cuore è ancora raccontato delle eroine letterarie…e i nostri sentimenti i loro…?
Come liberarci dagli “amori straordinari” per inventarci lievi, leggere, potenti …
Un testo intenso, potente, carico di sentimento, scritto ideato e interpretato da Monica Guerritore, dove gli ingredienti via via prendono quota, colore, sensi e sentimenti grazie anche le coreografie di Alberto Canestro e dei suoi eccezionali danzatori.
Presentato in ANTEPRIMA alla Versiliana davanti a più di 500 spettatori.
E’ il 1911 La Contessa Trigona, zia di Giuseppe Tomasi di Lampedusa viene trovata morta, massacrata da 27 coltellate in un stanza di uno squallido albergaccio vicino alla Stazione Termini di Roma. Ad ucciderla il suo amante, il barone Vincenzo Paternò che la donna aveva lasciato .
A dire quello che la donna non può più dire saranno gli atti del Processo, saranno le musiche e le coreografie che daranno forza e potenza ai grandi personaggi femminili che appariranno in scena .
Personaggi che la Guerritore ha interpretato e che incarnano la passione e il furore che solo i personaggi immaginari hanno… Marianne, Liubov Andreevna, La Lupa, la Signorina Giulia, Emma Bovary…
Da questo mondo fatto di passioni e sofferenze che ancora ci irretisce emergono due donne e il loro “NO”. Carmen e Oriana Fallaci. Abitano la stanza che precede quella della sua morte. E’ quel NO che l’uomo non è in grado di sopportare. E’ quel “NO” che la uccide. Ma è quel “NO” l’inizio di una nuova consapevolezza… La donna che trova nuove forme, nuove musiche, nuovi racconti per l’amore di oggi e una nuova leggerezza
Scrive Monica Guerritore:
“E’ la liberazione dal binomio amore/morte che alla fine di quel racconto drammatico ed emotivo vorrei occupasse la scena, vorrei che emergessimo tutte dal mare fangoso dei sentimenti distruttivi attraverso musiche, corpi, movimenti che ci restituiscano una immagine e una energia nuove: forti, attente, vigili come lupi… ma leggere e potenti… nessuna Emma a correre sporcandosi nel fiumiciattolo, nessuna Signorina Giulia svilita dal cameriere, nessun corridoio dalle mura scrostate dove andare a morire con la testa spiccata dal collo. Nessun
ostacolo alla realizzazione dei nostri sogni, progetti …È questo che sento. E’ questo che mi piacerebbe lasciare alla fine della serata Metto in scena in forma ancora abbozzata un testo su cui ho lavorato molto negli anni. Dalla
sceneggiatura di un film a un libro (alla terza edizione) ma credo fortemente nella potenza dei racconti in scena dal vivo e in un’epoca dove tutto è morto, freddo, alienato, meccanico le nostre e cosi come ci hanno imprigionato commuovendoci cosi ora ci possono liberare.
Lasciando con tenerezza “l’eco di ciò che fummo”
Proviamoci ….
Monica