“TENENTE COLOMBO – Analisi di un omicidio (Prescription: Murder)” di Richard Levinson & William Link – Traduzione e adattamento di David Conati e Marcello Cotugno
E con la partecipazione straordinaria di NINI SALERNO
Regia di Marcello Cotugno
PAGINA WEB DELLO SPETTACOLO
LO SPETTACOLO – Note di Regia
Forse pochi sanno che Il Tenente Colombo, uno dei telefilm più noti e seguiti degli anni ’70 e ’80, nasce da un testo teatrale: Prescrizione: assassinio (Prescription: Murder), scritto nel 1962 da William Link e Richard Levinson, e andato in scena per la prima volta al Curran Theatre di San Francisco nello stesso anno.
Autori di noir di successo come Murder, she wrote (La signora in giallo), Ellery Queen: Don’t look behind you, Mannix e, appunto, il tenente Colombo, i due autori si erano conosciuti al liceo e avevano subito iniziato a collaborare su quella che era lo grande passione: i gialli.
Il testo ebbe un tale successo – nelle sale teatrali americane e canadesi – che nel 1968 ne fu realizzato un film TV, con Peter Falk nel ruolo che lo avrebbe poi reso celebre in tutto il mondo. Il primo episodio della serie TV, Un giallo da manuale, del 1971, fu diretto da un giovanissimo Steven Spielberg.
In Prescrizione: assassinio si trovano già tutti i temi e lo stile del personaggio di Colombo che i due autori americani avevano creato ispirandosi al detective Porfiry Petrovitch di Delitto e Castigo di Dostoevskij: un uomo trasandato e maldestro, che apparentemente ama compiacere gli altri e che tende a sminuire le sue doti d’investigatore e di uomo, ma che in realtà è sagace e ironico, un fine conoscitore della natura umana, capace di apparire e scomparire nei luoghi e nei momenti più impensati con infallibile tempismo. Ma Colombo è anche il poliziotto proletario che consegna alla giustizia criminali che appartengono a classi agiate e che lo sottovalutano, giudicandolo in base alle apparenze. Un eroe della lotta di classe. Ma non solo, Colombo presta attenzione al suo lavoro 24 ore al giorno, appare distratto, magari perde in continuazione le penne, ma non perde mai il focus sul caso da risolvere. E, in un’epoca dove l’attenzione è diventata una virtù rara, e la disattenzione un’abitudine, ecco che il personaggio di Colombo si manifesta nella sua impressionante attualità.
Come in tutti i telefilm che seguiranno, anche in Prescrizione: assassinio, lo spettatore è da subito testimone dell’omicidio: il dottor Fleming è un brillante psichiatra di New York, che non riesce più a tollerare il matrimonio con la moglie, una donna possessiva che ha sposato solo perché ricca. Assieme alla sua giovane amante Susan, un’attrice di soap, architetta il piano perfetto per uccidere la moglie. Ma sulla sua strada troverà il tenente Colombo.
Dalla prima scena in poi, il racconto si dipana non sulla traccia del “chi è stato” come accade in Agatha Christie, ma sul filo del “come fare a prenderlo”, con il modesto ma acuto Colombo che lavora ostinatamente per smascherare l’alibi “perfetto” dell’assassino. In questo ‘modus operandi’ ritroviamo temi cari ad Alfred Hitchcock, che in Il delitto perfetto, del 1954, aveva fatto da battistrada a un nuovo modo di intendere il giallo.
Un indizio apparentemente insignificante alla volta – lacci delle scarpe, caviale, aria condizionata – il duello tra Colombo e lo psichiatra si dipana fino ad arrivare ad un sorprendente epilogo.