“ROGER” scritto e diretto da Umberto Marino
Musiche Paolo Vivaldi
(dal 13 al 22 luglio)
NOTE DI REGIA
L’azione si svolge interamente su un campo da tennis e rappresenta un’immaginaria e tragicomica
partita tra un generico numero due e l’inarrivabile numero uno del tennis di tutti i tempi, un fuoriclasse di
nome Roger. Chi si trovasse a dare un’occhiata al testo letterario e poi al monologo teatrale che ne ho tratto,
troverebbe una grande differenza con lo spettacolo che vedrà: tutto l’apparato realistico, compresi oggetti di
scena ed effetti sonori, sulla scena non c’è. Man mano che insieme a Emilio Solfrizzi mettevamo in scena il
testo ci siamo resi conto che potevamo elevare la posta della nostra scommessa puntando a una
rappresentazione completamente affidata alla centralità della parola e dell’attore. Mi sono ricordato del
“cuntastorie”, una arcaica forma di attore totale siciliano di cui racconta Pitré, un attore di strada provvisto di
tre panche per il pubblico e di due spade, unici supporti per raccontare e rappresentare al suo pubblico l’intero
ciclo della tavola rotonda. Così, forte dell’interprete che avevo, ho cominciato a togliere e a semplificare, fino
a che in scena sono rimaste solo le poche righe bianche che disegnano un campo da tennis e due sedie, quelle
sulle quali, nei cambi campo, i tennisti si riposano.
Appena siamo stati in grado, da molto presto, abbiamo cominciato a ospitare degli spettatori. Prima due, poi
quattro, dodici, trenta, per mettere a punto e verificare gli effetti comici e quelli drammatici. Gli spettatori ci
hanno detto che avevano visto il campo, l’arbitro, la palla, la racchetta, i colpi e, fidandoci di loro, affrontiamo
una verifica più vasta e impegnativa, sperando che la metafora, prima nascosta e poi svelata, che il testo
contiene trovi in questo modo la strada per arrivare al cervello e al cuore del pubblico che vorrà condividere
con noi questa esperienza.
Umberto Marino