“IO MADRE DI MIA MADRE” a cura di Daniele Poggi
Recital da Tahar Ben Jelloun e Simone De Beauvoir
con Giovanna Famulari (violoncello, pianoforte ) – Massimo De Lorenzi (chitarra)
Regia Silvio Peroni
LO SPETTACOLO
“NON TUTTE LE DONNE SONO MADRI MA TUTTE SONO FIGLIE”
Negli ultimi anni, quando mi è possibile, cerco di affrontare il mio lavoro, soprattutto quello teatrale, con un forte senso di responsabilità nei confronti delle tematiche sociali.
Gli anziani, per esempio, con il loro mondo, le loro esigenze, le loro malattie, quel distacco dalla vita, quell’attesa inesorabile e lo sconvolgimento della mente quando le cellule degenerano e regalano l’Alzheimer, o il Parkinson, o il cancro.
La società dei “figli” spesso dimentica che quegli anziani sono i nostri padri, le nostre madri, coloro che ci hanno dato la vita.
A volte vengono abbandonati al loro destino, chiusi in ricoveri perché rappresentano un peso dentro casa. Vengono allontanati senza amore. A volte sono sopportati.
A volte però vengono amati oltre misura diventando loro stessi “figli dei loro figli.” Io voglio raccontare questo amore, questa dedizione verso una madre, partendo da due grandi autori, Tahar Ben Jelloun e Simone de Beauvoir, nei quali ho ritrovato la mia storia, la mia vita di Madre di mia Madre.
Con me sul palcoscenico due straordinari musicisti Giovanna Famulari e Massimo De Lorenzi.
La musica diventa essa stessa protagonista e sulle note di un violoncello, un pianoforte ed una chitarra troviamo Bach, Puccini, Vivaldi,Debussy e Caccini.
Daniela Poggi
“FIGLIO, NON SEI PIÙ GIGLIO” uno spettacolo teatrale con Musica dal vivo scritto e Diretto da Stefania Porrino
Con Mariella Nava
LO SPETTACOLO
Prendendo spunto dalla famosa lauda Il pianto della Madonna di Jacopone da Todi, l’autrice Stefania Porrino delinea in questo monologo la figura di una donna moderna, Maria, interpretata da Daniela Poggi, che vive anch’essa il dolore di una spada che le ha trafitto il cuore ma in una situazione rovesciata in cui l’amato figlio
non è vittima innocente dell’altrui malvagità ma autore egli stesso di violenza su una donna, su una madre che, come sua madre, è portatrice di vita. I pensieri, le domande e i sentimenti di Maria, costretta a misurarsi con la sua impotenza di fronte alla violenza perpetrata dal figlio su un’altra donna, vengono offerti al pubblico sotto forma di una lettera che la madre scrive al figlio per tentare di ricostruire le possibili e molteplici cause dell’atto assassino da lui compiuto e trovare uno spiraglio di speranza in una sua rigenerazione interiore che renda possibile a lei – madre – perdonare un figlio che non è più giglio.
Per esaltare l’impatto emotivo dell’esperienza di Maria, al testo in prosa si intrecciano le musiche di Mariella Nava creando un unico flusso di emozioni che intendono coinvolgere mente e cuore degli spettatori.