GIORGIO COLANGELI / MARIANO RIGILLO

GIORGIO COLANGELI / MARIANO RIGILLO

“I DUE PAPI” di Anthony McCarten

Traduzione Edoardo Erba

e con Anna Teresa Rossini e con Cristina Todaro e Alessandro Giova

Regia Giancarlo Nicoletti

(dal 13 agosto- debutto a Borgio Verezzi il 9)

 

LO SPETTACOLO

Nel 2013 Benedetto XVI, primo pontefice negli ultimi settecento anni, sconvolge il mondo con le sue dimissioni. Cos’ha spinto uno dei Papi più conservatori, il “rottweiller di Dio”, a rompere con la tradizione, aprendo la strada al cardinale Bergoglio – un tempo buttafuori nei club di tango, empatico riformatore e amante del calcio – per divenire Papa Francesco, uno degli uomini più potenti della terra?
“I Due Papi” è il titolo della produzione italiana di “The Pope” di Anthony McCarten (pluripremiato autore per “L’ora più buia”, “La teoria del tutto” e “Bohemian Rhapsody”), opera teatrale da cui è tratta la pellicola di successo prodotta da Netflix, con protagonisti Anthony Hopkins e Jonathan Pryce e candidata agli Oscar, ai Golden Globe e ai Premi Bafta.
Una commedia di straordinaria forza emotiva con protagonisti due grandi attori del nostro panorama, Giorgio Colangeli e Mariano Rigillo, per raccontare il complesso rapporto tra Joseph Ratzinger e Jorge Mario Bergoglio, appena prima delle dimissioni di Benedetto XVI e della successiva elezione di Francesco nel 2013. Il team creativo vede Giancarlo Nicoletti alla regia e la traduzione del testo affidata a Edoardo Erba, mentre le scene sono di
Alessandro Chiti e i costumi di Vincenzo Napolitano; la produzione, in esclusiva su licenza internazionale per l’Italia, è di Altra Scena e I due della città del sole.
In questo racconto – affascinante, avvincente e volte ironico – di due uomini molto diversi, Papa Ratzinger e il Cardinal Bergoglio sono alle prese con il loro complesso passato e un futuro ancor più difficile. Dal passaggio all’età adulta sotto le dittature in Germania e Argentina allo scandalo degli abusi sessuali da parte del clero, i due Papi provano a far luce su una delle istituzioni più segrete del mondo. Al centro di tutto, una domanda senza
tempo: nei momenti di crisi, bisogna seguire le regole o la propria coscienza?

NOTE DI REGIA

Quando ho visto per la prima volta la pellicola di Netflix sono rimasto stupito dall’efficacia e della cifra teatrale della scrittura di Anthony McCarten. Scoprire, da lì a poco, che il film era tratto da un testo teatrale dello stesso autore (sovrapponibile quasi del tutto alla sceneggiatura cinematografica), è stata una piacevole riconferma della prima impressione. La successiva lettura del testo della commedia mi stupiva nuovamente, perché la forza dell’incontro/scontro fra i due protagonisti – sullo sfondo di una vicenda storica che resterà probabilmente un unicum dei tempi contemporanei – all’interno della dimensione teatrale acquista, a mio avviso, una forza, un’urgenza e una capacità di penetrazione ancor più grande che al cinema. Perché il cuore di questo incontro e del dialogo fra Ratzinger e Bergoglio – che sia veramente avvenuto o meno non importa – ci riguarda tutti, in quanto uomini, trascendendo dalla dimensione religiosa o spirituale, e oltre il pruriginoso interesse che sempre suscitano le questioni vaticane. Perché I due Papi (titolo italiano scelto per l’originale The Pope) parla di due uomini e, allo stesso tempo, parla di tutti gli uomini. Parla del potere, di come a volte sia difficile se non impossibile per un solo uomo il fardello delle responsabilità, e ci pone l’interrogativo di quanto, veramente,
sia giusto o meno perseverare o se non valga la pena, a volte, scendere dalla propria croce.
Parla del rapporto tra l’uomo e Dio, dell’etica, delle aporie e degli interrogativi di ogni giorno della contemporaneità che corre, lasciandoci il dubbio se sia giusto sposare i tempi o ammettere l’esistenza di un che di immutabile ed eterno, al di là dei vari credo. Parla dell’essere umano, di quanto possiamo essere grandi e piccoli al tempo stesso, di come il dubbio e la difficoltà del vivere siano uguali a ogni latitudine e in qualsiasi posizione
sociale. Credo che in questa universalità risieda il successo e l’apprezzamento trasversale, soprattutto fra i giovani, della pellicola di Netflix e, pertanto, il buono di riportare l’operazione al suo luogo di nascita: il teatro. Uno spettacolo, quindi, che vuole poggiarsi su un testo eccezionale e di grande forza, che sa scandagliare l’animo umano restando sapientemente nel campo della commedia. Un’operazione al servizio di due grandi interpreti italiani, provenienti da percorsi diversi, eppure perfettamente adatti a una sfida del genere; un tentativo di regia contemporanea – diretta, di lavoro sugli attori, iconica ma senza sofismi – di gusto internazionale e con un occhio al pubblico, grazie anche alla traduzione del testo di Leo Muscato e di un impianto scenico di grande impatto realizzato da Alessandro Chiti. Per fare di questo I due papi uno spettacolo vivo, che sappia parlare a
tutti e trasportarci in una dimensione altalenante e varia – in quanto a viaggio, dialettica e sensazioni – fra i massimi sistemi del cielo e la concretezza quotidiana della terra.

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